Iscriviti gratuitamente alla newsletter del Nucleo e del Cineocchio mandando una mail a video@pomodoroeliquirizia.com
Verrai informato sui film in programma, sulle novità e sulle iniziative cinematografiche di Alba e territorio.
In qualsiasi momento sarà possibile rinunciare all'iscrizione con un semplice click.

Film della settimana: 14 dicembre

Le donne del sesto piano di Philippe Le Guay


Sinossi
Trama Parigi, 1960. Jean-Louis Jobert è un esperto finanziario che vive con la moglie Suzanne in un grande casa del centro, conducendo una vita benestante ma monotona, lontano dai due figli che studiano in collegio e senza amici. Al sesto piano, in una sgangherata soffitta, vivono alcune donne spagnole che lavorano tutte come cameriere per la ricca borghesia parigina. Quando la governante di casa Jobert si licenzia per divergenze con Suzanne, Jean-Louis assume Maria, nipote di una delle spagnole. La presenza di Maria in casa farà nascere nel signor Jobert un inaspettato interesse per la vita delle signore spagnole, alle quali deciderà di dare il proprio aiuto.


La commedia francese Le donne del sesto piano, presentata lo scorso febbraio in concorso al Festival di Berlino, ha il doppio pregio di essere un film divertente e leggero, e al tempo stesso un’inattesa riflessione su concetti che pensavamo morti e sepolti: quelli cioè della differenza di classe, della gerarchia sociale, del rapporto fra servi e padroni. Non a caso è ambientato negli anni ’60, in un periodo lontano e quindi soggetto a una revisione storica tanto sfumata quanto ideale, ma è evidente che con la sua storiella morale e fiabesca il film voglia dare nuovo smalto a una visione del mondo disintegrata dalla sconfitta delle ideologie o dalla globalizzazione di ogni sentire privato e pubblico.

La commedia sofisticata francese, in questo senso, non ha mai cercato di essere staccata dalla realtà del proprio paese, ma al contrario ha sempre cercato di rappresentare i rapporti di classe con ironia e compassione, arrivando a raccontare il complesso tessuto sociale della nazione: da un lato c’è, insomma, la Francia snob e alto borghese e dall’altro la Francia del popolo e dei lavoratori, un tempo definita come classe operaia e oggi come comunità soprattutto di immigrati (si veda ad esempio Tutti per uno, recentemente presentato al Nucleo).

Ed è proprio in questa tradizione cinematografica che si inserisce il film di Philippe Le Guay, che ricostruisce con pochi mezzi ma giusta misura la Parigi gaullista degli anni ’60, in cui la ricca borghesia conservatrice tiene le redini economiche del Paese e si scontra con i continui movimenti migratori. Jean-Louis Joubert, ricco proprietario di una agenzia finanziaria, e la sua annoiata moglie Suzanne sono la classica coppia avulsa dal mondo reale, che ha però il controllo della società: insieme si troveranno a scoprire e convivere con un mondo nuovo situato proprio nel soffitto del loro palazzo. Al sesto piano vivono per l’appunto alcune donne spagnole in fuga dal franchismo e dalla guerra civile che vivono e lavorano come servitù domestica per i ricchi “padroni” dei piani inferiori.

Lo spostamento è significativo, dal momento che di solito, soprattutto nei film americani, la servitù vive nei piani seminterrati, mentre in questo caso domina il mondo dei ricchi e ne rappresenta una via di fuga, un superamento. Al tempo stesso, la scelta di parlare di immigrazione da paesi stranieri negli anni ’60, quando invece i problemi sociali nascevano dagli spostamenti interni e dagli scontri tra classi, è un evidente rimando alla società contemporanea e ai suoi rinnovati problemi sociali.

La dimensione politica del film, naturalmente, trattandosi di una commedia, viaggia sottotraccia alla trama amorosa. Perché solo quando la giovane Maria prende il posto dell’anziana governate francese di Jean-Louis, e solo grazie alla bellezza della donna, nasce la spirale “rivoluzionaria” che porta il signore Joubert (uno straordinario Fabrice Luchini, come sempre ironico e impassibile, pieno di passione trattenuta) a cambiare vita. Il contrasto tra la freddezza del borghese calcolatore contro il calore dei sentimenti, porterà l’uomo ad abbracciare e condividere un mondo (quello proletario appunto) che sino ad allora non riusciva nemmeno lontanamente a vedere. L’alterità delle colorate donne iberiche incarna pertanto una Europa più povera e genuina che rompe l’ordine costituito della vecchia borghesia stagnante, ma che sotto sotto sogna di essere riconosciuta da essa: il tutto confezionato con i toni ironici e farseschi che si rifanno chiaramente ad un certo genere di commedia francese.

Certo, lo schematismo è scontato: ma è proprio di questo che la commedia ha bisogno, oltre naturalmente di tempi comici azzeccati e levità di tono. La commedia dà un’immagine del mondo e la redime, provando a realizzare nella semplicità della finzione ciò che nella realtà avviene in modo molto più sfumato, invisibile, doloroso.

Nessun commento:

Posta un commento