Sinossi
22 marzo 2067: la sessantenne Milana, residente in Francia ma di origine cecena, ricorda i mesi del 2009 quando, insieme con i compagni di scuola Blaise e Alice, entrambi francesi, Claudio, peruviano, Ali, nigeriano, e Youssef, algerino, formò una piccola società e mise in atto un piano di fuga ed eversione per impedire l’espulsione degli immigrati clandestini.Tutti per uno è una commedia politica e leggera, un gioiello per fortuna ripescato dai fondi della distribuzione italiana (passato a Cannes nel 2010, sembrava destinato al dimenticatoio), che aggiorna ai tempi della globalizzazione e dell’Unione Europea Schengen la tradizione francese del cinema sull’infanzia come scuola di libertà. Da Jean Vigo al recente Stella, proiettato due anni fa al Cineocchio, passando naturalmente per il Truffaut dei 400 colpi degli Anni in tasca, non si contano infatti i film d’oltralpe girati “ad altezza bambino”, alla ricerca cioè di un mondo dell’infanzia che diventi la traduzione concreta dei principi predicati dalla Rivoluzione francese, libertà, uguaglianza, fraternità.
Forse per via della vocazione naturalista del cinema francese o forse per una sensibilità che altre cultura non posseggono, in casi come questi diventa credibile la visione parziale e utopica di un mondo piccolo eppure giusto: come se solo l’assoluto naturale dell’infanzia consentisse di praticare fino in fondo le virtù che hanno condotto l’umanità nell’era moderna, in teoria (anche) quella della tolleranza e del rispetto fra i popoli. Dunque sono ancora i bambini ad avere ancora qualcosa da insegnarci, non viceversa, come provano i piccoli protagonisti del film.
Il suo regista, Romain Goupil, è sempre stato attento alla politica e al sociale, un autore militante, ex sessantottino, produttore di Godard e decisosi a prendere in mano una macchina da presa per raccontare a modo suo questi tempi di democrazia esportata e diritti umanitari continuamente violati. Ma quello che in questo caso, a livello di sceneggiatura, con i riferimenti alla politica di espatrio forzato dei sans-papiers messa in atto da Sarkozy farebbe pensare a un film d’impegno civile, militante e di denuncia, in realtà è qualcosa d’altro, una sorta di favola morale dallo sfondo, questo sì, decisamente politico. Tutti per uno è una “favola fantascientifica” raccontata attraverso gli occhi dei bambini e della loro sensibilità, con Valeria Bruni Tedeschi (cognata di Sarkozy, non dimentichiamolo), madre illuminata, francese combattiva. Diviso fra l’orrore delle leggi e lo stupore dell’infanzia, l’emergenza degli immigrati clandestini e l’urgenza del crescere tutti insieme, il film segue il suo colorito gruppetto di protagonisti senza mai perdere d’occhio gli adulti, anzi ne registra le incertezze e la cautela, l’indignazione e la tendenza al compromesso, fra assemblee, dibattiti familiari e interventi di polizia.
Il rischio, certo, è la spudoratezza, lo sposare una tesi con impulsività e senza troppa cognizione di causa: ma si tratta di una favola, per l’appunto, e allora ben vengano le dolci assurdità, gli elementi fantastici (il linguaggio noto solo ai bambini), il lieto fine che nasconde un epilogo in realtà amaro. Il bello del film è dunque il tono apparentemente svagato con cui segue le peripezie di tutti, adulti e bambini, a scuola e poi in vacanza. Può sembrare troppo poco o troppo leggere, ma è davvero difficile, e quindi meritorio per Tutti per uno, affrontare un problema così logorato dalla cronaca in modo più spiazzante. Come ci ricorda anche il prologo che sospende tutto in un lontano futuro. Quando l’anziana Milana ricorda quegli anni lontani come un’avventura ormai assurda. Successa sotto un Presidente di cui non ricorda più il nome…
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