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Il Nucleo 2013-2014


Ed eccoci qui come ogni anno con la nuova stagione del Circolo del cinema Il Nucleo. Come sempre le proiezioni saranno in Sala Ordet (Piazza Cristo Re 1, Alba), quest'anno nuovo proiettore digitale, alle 20.45.

Costo della tessera: 30 € *

2 ottobre
To Be or Not to Be - Vogliamo vivere di Ernst Lubitsch (Usa 1942)

9 ottobre
Il caso Kerenes di Calin Peter Netzer (Romania 2013)

16 ottobre
Lincoln di Steven Spielberg (Usa 2012)

23 ottobre
La grande bellezza di Paolo Sorrentino (Italia 2013)

30 ottobre
Qualcosa nell’aria di Olivier Assayas (Francia 2012)

6 novembre
No, i giorni dell’arcobaleno di Pablo Larraín (Cile 2012)

13 novembre
Re delle terra selvaggia di Benh Zeitlin (Usa 2012)

20 novembre
La città ideale di Luigi Lo Cascio (Italia 2013)

27 novembre
Zero Dark Thirty di Katherine Bigelow (Usa 2012)

4 dicembre
L’ultimo pastore di Marco Bonfanti (Italia 2012)

11 dicembre
La scelta di Barbara di Christian Petzold (Germania 2012)

18 dicembre
Quando meno te lo aspetti di Agnès Jaoui (Francia 2013)

8 gennaio
To the Wonder di Terrence Malick (Usa 2012)

15 gennaio
Royal Affair di Nikolaj Arcel (Dan-Sve-Rep Ceca, 2012)

22 gennaio
Salvo di Fabio Grassadonia, Antonio Piazza (Italia 2013)

29 gennaio
Stoker di Park Chan-wook (Usa-Gb 2013)

5 febbraio
Foxfire - Ragazze cattive di Laurent Cantet (Francia 2012)

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* Tessere in vendita presso:
Libreria La Torre: Via Vittorio Emanuele 19 (galleria della Maddalena), Alba
Libreria San Paolo: via Vittorio Emanuele 30/A, Alba
Videoteca Casablanca: via S. Teobaldo 5/A, Alba
Sala Ordet: Piazza Cristo Re 1, Alba (prima delle proiezioni delle settimane iniziali)

Proiezioni il mercoledì e il giovedì di ogni settimana.

Per conoscere il contenuto dei film clicca sulla scritta qui sotto.



2 ottobre
To Be or Not to Be - Vogliamo vivere (To Be or Not to Be, Usa 1942, 99’)
di Ernst Lubitsch
Il film dell’anno è… un film del 1942. Il capolavoro di Ernst Lubitsch Vogliamo vivere è tornato in una versione restaurata e ha riscosso un grande successo. La commedia, una delle vette della Hollywood classica, racconta le vicende tragicomiche di una compagnia teatrale di Varsavia durante l’occupazione nazista della Polonia: coinvolti nella resistenza, i teatranti – tra cui la vedette Carolle Lombard e il marito Jack Benny – mettono in scena una farsa per ingannare la Gestapo. Tedesco emigrato a Hollywood, Lubtisch era un oppositore di Hitler e nel pieno della guerra ideò con il suo inconfondibile «tocco» quella che, insieme a Il grande dittatore di Chaplin, è la più divertente presa per i fondelli del nazismo. Da rivedere e riscoprire.

9 ottobre
Il caso Kerenes (Pozitia copilului, Romania 2013, 112’)
di Calin Peter Netzer
Cornelia, architetto sessantenne e benestante, vede il proprio mondo crollare la sera in cui il figlio trentenne Barbu investe e uccide con il Suv un ragazzino di origine rom. Madre apprensiva e possessiva, la donna farà di tutto per tirare fuori dai guai il figlio «bamboccione» e viziato, senza accorgersi però di allontanarlo sempre più dalle sue braccia. Impietoso ritratto della borghesia rumena, il film è anche un ritratto folgorante dei rapporti di potere nei legami personali e sociali, con al centro un personaggio femminile indimenticabile, colma di affetto ma vittima della sua arroganza. Il vincitore dell’Orso d’oro all’ultimo festival di Berlino conferma il cinema rumeno come una delle realtà più vive e complesse del panorama europeo.

16 ottobre
Lincoln
(id., Usa 2012, 150’)
di Steven Spielberg
1865. Mentre è ancora in corso la Guerra civile tra Nord e Sud, il sedicesimo presidente degli Stati Uniti Abraham Lincoln porta avanti la sua battaglia per l’abolizione della schiavitù. Le infinite discussioni sul tredicesimo emendamento della costituzione americana si susseguono negli interni della Casa Bianca e del Senato e l’opposizione tra repubblicani e democratici ravviva il dibattito di allora sulla libertà e la solidarietà con il riflesso dei conflitti dell’America di Obama. Grazie soprattutto a un Daniel Day Lewis strepitoso, giustamente premiato con l’Oscar, Spielberg realizza il suo film più politico e complesso, grande lezione di stile e lucidità intellettuale. Ottimo il cast di contorno, con Sally Field e soprattutto Tommy Lee Jones.

23 ottobre
La grande bellezza
(Italia 2013, 142’)
di Paolo Sorrentino
Gep Gambardella ha settant’anni, è ricco, vive in un attico nel centro di Roma e dopo aver scritto un solo romanzo è diventato giornalista di costume. Si sente un fallito, ma da anni è il cantore indiscusso del Belmondo della capitale, osservatore e al tempo stesso protagonista di un mondo vacuo e annoiato, fatto di feste volgari, vip nullafacenti, intellettuali vacui, artisti falliti, arcivescovi snob, ricconi depressi, freak divertenti e altri inquietanti. Sorrentino guarda alla Dolce vita di Fellini e gira il suo film più controverso e onesto, come sempre illuminato da uno stile virtuosistico e magniloquente. Grande cast, guidato da Toni Servillo e impreziosito da Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Galatea Ranzi, Pamela Villoresi, Massimo Popolizio.

30 ottobre
Qualcosa nell’aria
(Après mai, Francia 2012, 122’)
di Olivier Assayas
Parigi, inizio anni ’70. Studente del liceo, Giles viene coinvolto nei tumulti politici e nei fermenti culturali della stagione: tra discussioni teoriche e azioni pratiche e violente, sogni cinefili e amori che se ne vanno e altri che arrivano; tra letture «eretiche» e viaggi in Italia, compagni che sbagliano e altri che mollano, Gilles comprenderà la sua natura artistica e si dedicherà prima alla pittura e poi all’apprendistato nel mondo del cinema. Il regista francese Olivier Assaya fa i conti con il suo passato nella sinistra extraparlamentare e gira un film che guarda senza rabbia o nostalgia, e con la giusta distanza, agli anni ancora oggi cruciali della contestazione, della sbornia marxista e leninista, del privato è politico.

6 novembre
No, i giorni dell’arcobaleno (No, Cile 2012, 110’)
di Pablo Larraín
Dopo Tony Manero e Post mortem, dedicati agli anni di Pinochet, il regista cileno Larraín chiude la trilogia sulla storia del suo Paese raccontando la fine della dittatura: il film racconta infatti la vittoria del fronte del No al referendum che lo stesso Pinochet indisse nel 1988. Recuperando le videocamere dell’epoca, fondendo veri spot con immagini ricostruite, Larraín si concentra sulla strategia comunicativa che portò alla vittoria dei progressisti, fondata sulla creazione di un’immagina positiva e ottimista nonostante i quindici anni di dittatura. Il risultato è un film che manda in cortocircuito la Storia e, in luce della moderna evoluzione della politica in spettacolo, trasforma la pubblicità in strumento di interpretazione del mondo.

13 novembre
Re delle terra selvaggia
(Beasts of Southern Wild, Usa 2012, 92’)
di Benh Zeitlin
Hushpuppy è una bambina di sei anni che vive nella Bathtub, la «tinozza», una zona paludosa nel selvaggio sud degli Stati Uniti. Educata dal padre come se fosse un ragazzino, costretta a cavarsela quasi sempre da sola, la piccola Hushpuppy affronterà la malattia del genitore, un misterioso innalzamento delle temperature, l’innalzamento delle acque e un’invasione di giganteschi animali preistorici, prima di poter dire di essere veramente cresciuta. Il trionfatore del Sundance e del Certain regard di Cannes 2012 è un’opera prima di pura meraviglia, un inno al realismo magico che il giovane Benh Zeitlin gestisce con talento da vendere e sfruttando al meglio la bravura di un’attrice bambina, Quvenzhané Wallis, giustamente candidata all’Oscar.

20 novembre
La città ideale
(Italia 2013, 105’)
di Luigi Lo Cascio
Michele Grassadonia è un architetto ecologista di Palermo che ha lasciato la sua città e si è trasferito a Siena per vivere secondo un nuovo stile di decrescita, senza acqua corrente ed energia elettrica. Una notte, però, Michele rimane suo malgrado coinvolto in una serie di eventi che lo proietteranno in incubo kafkiano di giudici dalla logica ferrea e avvocati spietati. Per il suo esordio alla regia l’attore Luigi Lo Cascio sceglie con coraggio una storia surreale che riflette su temi complessi, come il rapporto fra ordine e disordine, perseguimento degli ideali e inevitabile senso della realtà. Ad aiutarlo, in una prova convincente e dalle atmosfere inquietanti, grandi e fidati attori di teatro come Alfonso Santagata e Luigi Maria Burruano.

27 novembre                                                                             
Zero Dark Thirty
(id., Usa 2012, 157’)
di Katherine Bigelow
Ispirata a racconti di testimoni e documenti autentici, la storia della lunga caccia della CIA a Osama Bim Laden, dall’11 settembre 2001 fino all’operazione militare in Pakistan che il 2 maggio 2011 ha portato alla sua uccisione. Attraverso gli occhi di Maya, agente donna specializzata nella cattura di terroristi (una splendida Jessica Chastain), Katherine Bigelow racconta un decennio di politica americana mettendo in luce tutti gli aspetti ambigui e incerti (le torture, le uccisioni sommarie, gli errori) delle amministrazioni Bush e Obama. E dopo gli Oscar per Hurt Locker (2009), dedicato alla guerra in Iraq, conferma di essere una delle voci più potenti e – viste le polemiche suscitate dal film – scomode del cinema hollywoodiano contemporaneo.

4 dicembre
L’ultimo pastore
(Italia 2012, 76’)
di Marco Bonfanti
Renato Zucchelli è un personaggio unico: proveniente da una famiglia normale, ha scelto la via della pastorizia ed è diventato l’ultimo pastore di Milano. Diviso tra gli alpeggi e le strade della metropoli, Renato dimostra come la presunta «normalità» sia figlia di uno stravolgimento delle nostre radici e dei nostri bisogni e realizza il sogno di portare un gregge di pecore in piazza del Duomo, appropriandosi così di uno spazio ormai disumanizzato. Documentario poetico su un pastore metropolitano, il film racconta le gesta di un Don Chisciotte dei nostri giorni fra i palazzi, le macchine e le incomprensioni del progresso. Una fiaba contemporanea, a metà tra il cartoon e il musical, che offre uno sguardo leggero sui limiti della società industrializzata.

11 dicembre
La scelta di Barbara
(Barbara, Germania 2012, 105’)
di Christian Petzold
Germania dell’est, 1980. Barbara è una dottoressa trasferita per motivi disciplinari nell’ospedale di una piccola città di provincia. In attesa di fuggire all’ovest grazie al compagno Jörg, impegnato in continui traffici con l’estero, la donna svolge con cautela le sue mansioni quotidiane, sorvegliata dalla Stasi, impegnata a gestire il rapporto con un collega che la corteggia e decisa ad aiutare una ragazza incinta fuggita da un campo di rieducazione. Splendido esempio di cinema classico dei giorni nostri, La scelta di Barbara è un melodramma misurato e commovente, una storia di resistenza individuale alla violenza del Potere che trova nell’attrice tedesca Nina Hoss un’interprete autentica e sofferta. Orso d’argento al Festival di Berlino 2012.

18 dicembre
Quando meno te lo aspetti
(Au bout du conte, Francia 2013, 112’)
di Agnès Jaoui
Una serie di personaggi incrocia i rispettivi destini a Parigi: la giovane Laura incontra nel giro di pochi giorni l’uomo dei suoi sogni, prima con le fattezze del musicista Sandro, poi con quelle dell’amico Maxime; Pierre, papà di Sandro, rivede una vecchia amica che gli ha predetto la data di morte ed entra in crisi con la compagna Eleonor;, mentre lo stesso Maxime, e in più Eleonore, Marianne, Jaqueline hanno le loro belle gatte da pelare… Dopo Il gusto degli altri e Così fan tutti, la coppia francese della commedia, l’attrice e regista Agnès Jaoui e l’attore e sceneggiatore Jean-Pierre Bacri, creano la loro nuova girandola di amori e sentimenti con lo humour e la raffinatezza che li contraddistinguono. Uno dei successi a sorpresa della stagione.

8 gennaio
To the Wonder
(id., Terrence Malick, Usa 2012, 112’)
L’amore tra l’americano Neil e l’ucraina Marina, sbocciato a Mont St. Michel, viene messo alla prova dal trasferimento della coppia in Oklahoma, nella profonda provincia americana. La vita scorre tranquilla per alcuni mesi, ma presto l’uomo e la donna scoprono di non essere appagati dalla relazione e si separano. Reduce dal complesso The Tree of Life, Malick gira a sorpresa un nuovo film – lui che ne aveva realizzati quattro in 40 anni – e prosegue la sua ricerca visiva e poetica sul senso della vita e il legame fra uomo e natura. Attorniato come sempre da star – Ben Affleck, Olga Kurylenko, Rachel McAdams, Javier Bardem – Malick tenta la via di un cinema sperimentale e religioso, sempre affascinante, talvolta a rischio di maniera.

15 gennaio
Royal Affair
(En Kœngelig affære, Dan-Sve-Rep Ceca, 2012, 137’)
di Nikolaj Arcel
Danimarca 1770. La vita sconsolata della regina Caroline Mathilda, sposata con il folle Christian II, cambia improvvisamente quando il medico Johan Struensee viene nominato consigliere di corte. Grazie alla sua influenza, l’uomo convince la corona danese a varare una serie di rivoluzionare riforme progressiste: ma non potendo resistere all’amore che lo lega alla regina subirà la vendetta delle forze oscurantiste. Un elegante e avvincente dramma in costume che racconta un’impossibile trama romantica e lo scontro drammatico tra le pulsioni del cuore e della ragion di stato. Lontano dallo stile televisivo di una qualsiasi fiction italiana, una lezione di stile e recitazione, grazie soprattutto al fascino magnetico della star danese Mads Mikkelsen.

22 gennaio
Salvo
(Italia 2013, 104’)
di Fabio Grassadonia, Antonio Piazza
Salvo, killer della mafia a Palermo, uccide un traditore davanti alla sorella Rita. La ragazza è cieca dalla nascita, ma mentre Salvo sta per colpire anche lei, qualcosa di inspiegabile fra loro succede. L’assassino e l’innocente instaurano loro malgrado un legame impossibile da sciogliere, vivendo fino alla tragica conclusione il loro amore impossibile. All’esordio nella regia, gli sceneggiatori Grassadonia e Piazza conquistano la Semaine de la critique di Cannes con un noir carico di simbologie religiose e citazioni al cinema di Melville. Grazie alla fotografia di Daniele Ciprì – e alla partecipazione straordinaria di Luigi Lo Cascio – il film è anche un ritratto non banale di Palermo, città cupa e grottesca tra colori africani e suggestioni western.

29 gennaio
Stoker
(id., Usa-Gb 2013, 99’)
di Park Chan-wook
Alla morte del padre, India Stoker, adolescente solitaria e problematica, si ritrova a vivere con l’odiata madre in una grande villa vittoriana. L’arrivo dello zio Charlie, di cui non sapeva l’esistenza, risveglia nella ragazza sentimenti sopiti e la coinvolge in una pericolosa relazione morbosa. All’esordio nel cinema hollywoodiano, il coreano Park, regista del celebre Old Boy, sceglie un thriller gotico che rimanda in modo evidente ad Hitchcock, a suggestioni, più che citazioni, da L’ombra del dubbio, L’altro uomo, Frenzy e Psyco. E con uno stile magniloquente e barocco riesce nell’intento di rappresentazione le pulsioni più oscure dell’animo umano, dall’incesto al matricidio. Con la giovane star Mia Wasikowska e una rinata Nicole Kidman.

5 febbraio
Foxfire - Ragazze cattive (Foxfire, Francia 2012, 143’)
di Laurent Cantet

Nel 1953, in una small town dello Stato di New York, un gruppo di studentesse stanche dei soprusi dei maschi e dei loro genitori formano una banda, le Foxfire, e si rivoltano contro la società patriarcale dando prima vita a una comune e poi, poco alla volta, a un gruppo criminale. Ma dal sogno di libertà e condivisione nascerà la tragedia. A partire da un romanzo della grande scrittrice americana Joyce Carol Oates, il regista francese Laurent Cantet, reduce dalla Palma d’oro a Cannes per La classe, prosegue il suo racconto dell’adolescenza con il ritratto a più voci di un gruppo di ragazze ribelli ante-litteram, che anticipano le rivoluzioni degli anni ’60 e ridiscutono con la loro rabbia cieca il ruolo della donna nella società occidentale.

1 commento:

  1. Complimenti per la scelta del primo film e per la qualità del proiettore digitale. La stagione si prospetta molto interessante! Però una cosa... siamo alla seconda serata e già probabilmente non riuscirò a venire. Parlando tra amici tesserati ed ex tesserati siamo tutti d'accordo che la serata ideale per noi era il venerdì... anche perchè di questi tempi il Nucleo rimane una delle poche occasioni di uscita (non è che il venerdì ci serva libero per andare a folleggiare in qualche locale ;). Capiamo che tre serate siano troppe da sostenere, però perchè eliminare proprio il venerdì? Forse perchè la sala serve ad altri? Non so se l'argomento è già stato affrontato in questa sede o in altri luoghi, se è così mi scuso, ma altrimenti che ne dite di fare un sondaggio per sentire cosa ne pensa la gente (magari già in vista del prossimo Cineocchio, se no della prossima stagione Nucleo)? Grazie dell'ascolto, buon proseguimento!

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