Sinossi
Christine è una giovane donna costretta sulla carrozzella dalla sclerosi multipla. Più per noia che per convinzione ha accettato di partecipare a un pellegrinaggio a Lourdes, ma qui sembra accettare con condiscendenza tutto ciò che le succede, dalle serate con i volontari e gli altri ammalati al bagno nella fonte sacra. Nulla sembra scalfire la sua sfiducia nella vita, fino a quando un episodio sconvolge non solo le sue certezze ma anche quelle di chi le stanno attorno.
Lourdes è uno dei film più sorprendenti della scorsa stagione cinematografica. Senza sarcasmo o cattiveria, lontana anni luce da un cinema confessionale o, peggio, ideologico, la giovane regista austriaca Jessica Hausner (il suo primo fil, Hotel, non è mai arrivato in Italia) vi affronta il problema della fede in modo straniante eppure autentico, raccontando i misteri della religione dal punto di vita razionale e incuriosito della laicità. Al centro di tutto c’è, naturalmente, la meta di pellegrinaggio più frequentata della cristianità, luogo in cui fino a ora si sono girati pochissimi film perché quasi impossibile da filmare con i permessi necessari. La produzione del film invece ha ottenuto l’autorizzazione e il primo merito del film è proprio quello di entrare nel mondo di Lourdes, sia quello sacro sia l’indotto che quella sacralità ha determinato: alberghi, centri, ristoranti, carovane, pullman, gadget, statue…
La Hausner si immerge nell’universo che ruota intorno alla «macchina del miracolo», esplorandone la trama di relazioni ambigue, speranze disattese, invidie malcelate che si alternano nell'attesa incerta, forse impossibile, del miracolo. Il suo non è un documentario, pure se le scene girate «dal vero» nella cattedrale coi malati in preghiera sono molto intense. E non è neppure è un film sulla credulità dei religiosi o una revisione ironica su un argomento facilmente esposto a un legittimo scetticismo. Il sentimento del film è al contrario di rispettosa delicatezza, uno sguardo in un universo regolato da un rigido rituale in cui si scontrano la vitalità scanzonata delle giovani infermiere e dei volontari, le illusioni dei malati, gli equilibri instabili di una dipendenza emotiva reciproca.
Ambientando a Lourdes la storia di una giovane donna ammalata e in cerca del miracolo, la Hausner, con modi al tempo stesso caustici e compassionevoli, riesce a condurre non solo fisicamente ma anche «eticamente» in uno dei luoghi più complessi della fede cattolica, un concentrato pauroso di aspettative, speranze e sofferenza. Il luogo dove la fede viene interrogata e messa in crisi a ogni secondo, rimbalzando continuamente tra chi vorrebbe avere una risposta e chi – ma come? – quella stessa risposta la dovrebbe dare.
Impassibile, oggettivo, mai denigratorio, Lourdes è costruito come una storia altamente simbolica e centrando su uno dei temi forti del nostro tempo: la ricorrenza della fede nel miracolo nella società contemporanea. Che cosa è il miracolo oggi? Che senso ha il miracolo in un mondo in cui i mezzi di comunicazione amplificano ogni gesto e ogni banalità del quotidiano a eccezionalità? Che posta c’è nel nostro mondo per un evento straordinario previsto ma razionalmente non comprensibile? Alla protagonista accade inspiegabilmente di alzarsi sulle sue gambe il giorno dopo l’abduzione. Un miracolo o solo il temporaneo affievolirsi di una malattia crudele? Tra fede e scienza, il cinema piazza la sua macchina, quella che in qualsiasi momento può far credere a tutto (al cinema tutto è permesso), mettendola a confronto con la verità di un evento e le sua potenzialità.
Lourdes è un film intelligente e spietato, ironico e compassionevole, devoto e caustico. Un film europeo d'autore sul cui genere nessuno sembra più scommettere. Per una volta la distribuzione italiana lo ha fatto e ne ha favorito la circolazione e la diffusione. Dovrebbe succedere più spesso.
Lourdes è uno dei film più sorprendenti della scorsa stagione cinematografica. Senza sarcasmo o cattiveria, lontana anni luce da un cinema confessionale o, peggio, ideologico, la giovane regista austriaca Jessica Hausner (il suo primo fil, Hotel, non è mai arrivato in Italia) vi affronta il problema della fede in modo straniante eppure autentico, raccontando i misteri della religione dal punto di vita razionale e incuriosito della laicità. Al centro di tutto c’è, naturalmente, la meta di pellegrinaggio più frequentata della cristianità, luogo in cui fino a ora si sono girati pochissimi film perché quasi impossibile da filmare con i permessi necessari. La produzione del film invece ha ottenuto l’autorizzazione e il primo merito del film è proprio quello di entrare nel mondo di Lourdes, sia quello sacro sia l’indotto che quella sacralità ha determinato: alberghi, centri, ristoranti, carovane, pullman, gadget, statue…
La Hausner si immerge nell’universo che ruota intorno alla «macchina del miracolo», esplorandone la trama di relazioni ambigue, speranze disattese, invidie malcelate che si alternano nell'attesa incerta, forse impossibile, del miracolo. Il suo non è un documentario, pure se le scene girate «dal vero» nella cattedrale coi malati in preghiera sono molto intense. E non è neppure è un film sulla credulità dei religiosi o una revisione ironica su un argomento facilmente esposto a un legittimo scetticismo. Il sentimento del film è al contrario di rispettosa delicatezza, uno sguardo in un universo regolato da un rigido rituale in cui si scontrano la vitalità scanzonata delle giovani infermiere e dei volontari, le illusioni dei malati, gli equilibri instabili di una dipendenza emotiva reciproca.
Ambientando a Lourdes la storia di una giovane donna ammalata e in cerca del miracolo, la Hausner, con modi al tempo stesso caustici e compassionevoli, riesce a condurre non solo fisicamente ma anche «eticamente» in uno dei luoghi più complessi della fede cattolica, un concentrato pauroso di aspettative, speranze e sofferenza. Il luogo dove la fede viene interrogata e messa in crisi a ogni secondo, rimbalzando continuamente tra chi vorrebbe avere una risposta e chi – ma come? – quella stessa risposta la dovrebbe dare.
Impassibile, oggettivo, mai denigratorio, Lourdes è costruito come una storia altamente simbolica e centrando su uno dei temi forti del nostro tempo: la ricorrenza della fede nel miracolo nella società contemporanea. Che cosa è il miracolo oggi? Che senso ha il miracolo in un mondo in cui i mezzi di comunicazione amplificano ogni gesto e ogni banalità del quotidiano a eccezionalità? Che posta c’è nel nostro mondo per un evento straordinario previsto ma razionalmente non comprensibile? Alla protagonista accade inspiegabilmente di alzarsi sulle sue gambe il giorno dopo l’abduzione. Un miracolo o solo il temporaneo affievolirsi di una malattia crudele? Tra fede e scienza, il cinema piazza la sua macchina, quella che in qualsiasi momento può far credere a tutto (al cinema tutto è permesso), mettendola a confronto con la verità di un evento e le sua potenzialità.
Lourdes è un film intelligente e spietato, ironico e compassionevole, devoto e caustico. Un film europeo d'autore sul cui genere nessuno sembra più scommettere. Per una volta la distribuzione italiana lo ha fatto e ne ha favorito la circolazione e la diffusione. Dovrebbe succedere più spesso.
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